SPAM #2
Se Parigi Avesse il Mare. Montmatre / Vinello / Centre Culturel / Corps et âmes / Belvédère de Belleville / La Marée
26 aprile 2025
Questo SPAM inizia con un’immagine della primavera parigina vista da Montmatre. Dalla collina più conosciuta della città (ma non la mia preferita, ve lo spiego dopo), lo sguardo precipita giù per le scale alla scoperta di panorami che corrono lontano, case piccine e orizzonti di cielo.
In questi giorni, è spesso azzurro e l’aria profuma di fiori. E’ uno di quei periodi in cui le strade di Parigi sono capaci di farti camminare per chilometri e stupirti ad ogni angolo. Così.
1. Boulot-métro-resto : Vinello
Boulot-métro-resto: lavoro, metro, ristorante, a Parigi si mangia fuori
Estate scorsa, serata in un locale molto cool immerso in un parco parigino. Una decina di amici a tavola, io l’unica italiana. Dopo qualche bicchiere di vino, lo stomaco chiama cibo, guardiamo il menù seguendo il link dal qr code, ça va sans dire. La carta propone 5 assiettes à partager, piattini da condividere dai nomi italiani, cosa molto frequente. Lo stupore, però, diventa delusione quando a tavola arriva un toast, al posto della focaccia farcita che avevamo ordinato, per la modica somma di 9 euro. Che fare? Intorno a me, non se ne accorge nessuno: i miei amici non sanno cosa sia una focaccia vera. Metto a tacere la mia delusione, so che non tornerò mai più in questo posto. Insomma, da 10 anni a questa parte a Parigi si mangia italiano ovunque, ma in realtà non si mangia italiano ovunque. Ci sono posti autentici e interessanti, ma bisogna conoscerli. Ecco un esempio.
Vinello è una raffinata cave à manger italiana che si trova a Batignolles, bel quartiere residenziale a nord ovest di Parigi. Aperto a novembre 2024 da Andrea Focardi, Emanuele Quattrocchi e Louise Azoulay, questo locale nasce dal desiderio di unire generosità della cucina italiana e tecniche culinarie francesi. A differenza di tanti ristoranti italiani in città, qui niente piatti tipici, ma la cucina creativa dallo chef siciliano Roberto Cubeta. Ingredienti di qualità selezionati accuratamente da produttori italiani e francesi, per creare una carta che segue il ritmo delle stagioni e delle ispirazioni dello chef.


Come suggerisce ironicamente il nome di questo ristorantino, qui il vino è protagonista: la maison propone una selezione curatissima di etichette italiane, francesi e spagnole, principalmente naturali e biodinamiche, frutto di anni di ricerca e passione di Andrea ed Emanuele, felici di raccontare la storia di come queste bottiglie sono arrivate qui. Se ti va di fare due chiacchiere con lo chef mentre prepara ciò che mangerai, scegli un posto al bancone e non esitare a rivolgergli un sorriso e qualche battuta.
Tra i piatti da assaggiare c’è il suo vitello tonnato rivisitato con un tocco di modernità, con riduzione di vitello, capperi e olio di porro. Ma anche gli gnocchi di grano saraceno con asparagi croccanti, scampi crudi e bisque, erano une tuerie (una strage… di bontà!).


Vinello è un’indirizzo da non perdere per chi ha voglia di mangiare italiano a Parigi in modo creativo e diverso, come si potrebbe fare a Milano, senza rischiare di ritrovarsi nel piatto la solita onnipresente burrata con coulis di pesto (vade retro Satana).
Dove? Vinello, 106 Rue Nollet, 75017 Paris, France
2. On fonce ! : Centre Culturel
On fonce ! : andiamoci!
Un grande ex-garage trasformato in barav’ (diminutivo très parisien di bar à vin) dagli amici di Chambre Noire, un collettivo di combattenti del vino naturale che, dopo essere stati per anni in rue de la Folie-Méricourt, hanno una nuova casa nel 19e arrondissement, oltre a continuare a portare a vanti altri avamposti parigini di vin nat’ (Furia, Cavecanaille, Fitzcaraldo, Crudo).


Qui, deux salles, deux ambiances: due sale, due atmosfere. Da un lato, un grande spazio con mattonelle rosse, panche in legno chiaro, un bar spazioso e un forno dove la chef pizzaiola Marthe Brejon (ex Inizio) sforna pizze a lievitazione naturale. Aldilà di una spessa tenda rossa, invece, si apre una sala ancora in costruzione, dove è tutto in evoluzione e succedono un sacco di cose interessanti. Qui prende spazio la cantina firmata Chambre Noire, ricca di quilles (bottiglie) di vino natuale e biodinamico tutte da assaggiare, seguendo i pazienti consigli della sommelier Leonora Nørtoft Saabye. Ma soprattutto, questo spazio in divenire è animato da anche una bella programmazione culturale che gli permette di diventare ogni sera qualcosa di diverso, tra reading, concerti, ateliers e rassegne cinematografiche.
Poetry Night, Centre Culturel - Video ©elidechille
Insomma, Centre Culturel è una MJC, Maison des Jajas et de la Culture, una casa del vino e della cultura dove scoprire una Parigi giovane e accogliente, fatta di vino, parole e sorrisi. Ogni sera si respira un’atmosfera diversa e si conosce gente arrivata qui dal mondo intero.
Dove? Centre Culturel, 96 Bd de la Villette, 75019 Paris, France
3. Flambant neuf : Corps et âmes, Bourse de Commerce
Flambant neuf: nuovo di zecca
Il corpo sa tutto, diceva Banana Yoshimoto, e fino al 25 agosto è anche protagonista di una mostra alla Bourse de Commerce - Pinault Collection. Insieme all’anima, però.
Corps et âmes ci invita a riflettere su ciò che siamo: non solo corpo, ma anche energia, forza, emozione. Le opere respirano come corpi ed esprimono quello che a volte sfugge alla carne: ricordi, desideri, turbamenti. Tra pittura, scultura, video e fotografia, una quarantina di artisti — da Rodin a Ana Mendieta, da Arthur Jafa a Marlene Dumas — esplorano il legame misterioso e profondo tra ciò che sentiamo e ciò che siamo.
Nella Rotonda, sotto la meravigliosa e luminosissima cupola di vetro che cambia luce e colore a seconda dell’umore del cielo, il video di Arthur Jafa — Love is the Message, the Message is Death — investe lo spazio con un’onda di immagini e suoni ispirati dalle icone afroamericane. Un’esplosione di note e potenza, accompagnata da un programma musicale ricco e vibrante. Una mostra da guardare, ascoltare, sentire con il corpo e l’anima.
Eccoti una piccola anteprima.
Dove? Corps et âmes - Bourse de Commerce, 2 Rue de Viarmes, 75001 Paris, France
4. Dans les yeux : le Belvédère de Belleville
Dans les yeux : negli occhi.
Come dicevo all’inizio di questo SPAM, la mia collina parigina preferita non è quella di Montmartre, ma quella di Belleville-Ménilmontant. Come diceva Charles Trenet in una vecchia canzone, è lì che vado per ritrovare pezzi d’anima e cuore, appena il sole torna sulla città. Insomma, se Parigi avesse il mare, verrei a guardarlo proprio da qui.
Qui c’è un posto affacciato sul parco di Belleville, che offre per me la vista più bella di Parigi dall’alto. Il Belvédère Willy Ronis è un luogo pieno di vita, dove la gente del quartiere si ritrova nelle sere d’estate, si mischiano età, musiche, lingue e l’energia mette il sorriso. Tra le colonne decorate di coloratissimi mosaici, tag e disegni dello street artist Seth, questo belvedere è un piccolo mondo creativo.


Per me, è il più bel posto della città dove andare a ballare tango argentino (croce e delizia della mia vita parigina e non solo, ma di questo parlerò un’altra volta). La tradizione tanguera parisienne vuole che, con il ritorno del sole, torni anche il richiamo di questo belvedere incantato e della Milonga dans le ciel. Ballare qui, vuol dire immergersi nell’energia della strada, ballare con il sole in faccia e con la città ai piedi. Qui su, le serate d’estate sono infinite e i tramonti pieni di luce e di magia, i passi tangueri si mischiano con quelli della gente intorno, che incuriosita si ferma a guardare e prova a ballare. Il risultato è un mix pieno di gioia ed energia.
A toi de juger, guarda un po’.
Dove? Belvédère de Belleville, 27 Rue Piat, 75020 Paris, France
5. En boucle : La Marée, Jeanne Cheral
Ecouter en boucle: ascoltare in loop.
Tiens, voici la marée qui revient s'inviter
Le ressac régulier dans mon ventre blessé
Je suis un sablier depuis l'éternité
La chanson di oggi, cantata dalla voce limpida di Jeanne Cherhal, è nuova di zecca, uscita ad aprile 2025. Elegante, sensibile ma puissante, è una cantautrice che racconta e suona canzoni da oltre vent’anni, io l’avevo scoperta nel 2007 quando cantava J’aime les gens qui doutent con Vincent Delerm e Albin de la Simone. Ora è una donna di 47 anni e torna con Jeanne, il suo settimo album, intimo e solido, realizzato in collaborazione con Benjamin Biolay.
Nel 2004 la giovane Jeanne affrontava in Douze fois par an il tabù del ciclo mestruale e del dolore che ogni donna vive dodici volte all’anno, imparando a conviverci un mese dopo l’altro. Un sujet pas trop sexy, che raramente trova voce in musica. Dopo vent’anni, Jeanne Cherhal torna a parlare di questa esperienza profondamente femminile, e lo fa dal punto di vista di una donna che si confronta con la pre-menopausa e cambiamenti ormonali, in modo delicato ma diretto. La Marée è una canzone intensa e poetica, piena d’amore per un corpo che ha vissuto amori e dolori, e cambia ancora. La sua voce sottile racconta di un io che cambia con lui, seguendo il ciclo della natura che si rinnova, va e viene come la danza di una marea potente. E danzare è l’unico modo per starle dietro, fino alla fine : Je veux dire en dansant adieu à la marée / voglio dire addio alla marea danzando.
Merci Jeanne, c’est tellement ça.
Immancabile, ecco la méteo parisienne, per darti un’idea di cosa ho in testa oggi.



